The first screening was: "Il Gattopardo" (The Leopard, 1963), by Luchino Visconti.
Then we have watched:
"La notte di San Lorenzo" (The night of the Shooting Stars, 1982), by Paolo e Vittorio Taviani.
"Le mani sulla città" (Hands Over the City, 1963), by Francesco Rosi (see photo).
"Pane e cioccolata" (Bread and Chocolate, 1973), by Franco Brusati.
Then we have watched:
"La notte di San Lorenzo" (The night of the Shooting Stars, 1982), by Paolo e Vittorio Taviani.
"Le mani sulla città" (Hands Over the City, 1963), by Francesco Rosi (see photo).
"Pane e cioccolata" (Bread and Chocolate, 1973), by Franco Brusati.
10 comments:
I really loved "Pane e cioccolata": it was like going back to the seventies for 115 minutes! Hilarious but also very touching: the tough experience of an ageing italian immigrant in Switzerland, in the early seventies.
Don't miss the next one!
I'd like to see more films made in the seventies. I was thinking about "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (1970), by the great Elio Petri...
see a nice introduction to the film here:
http://www.italica.rai.it/cinema/politico/indagine.htm
I think you should show some film by Sergio Leone, with the awesome soundtrack by Ennio Morricone...
check this:
http://www.italica.rai.it/cinema/western/index.htm
You can visit this site about Ennio Morricone:
http://www.enniomorricone.it/
HERE IS THE FLYER OF IL GATTOPARDO
The Leopard (Il Gattopardo) Italy, 1963.
“Dopo I Malavoglia di Verga [e il film Le terra trema], Visconti ritorna ad un grande romanzo di ambientazione meridionale, questa volta con caratteristiche aristocratiche e con finalità più contemplative che didattiche.Sicilia, seconda metà dell’800, nella tenuta di don Fabrizio, nobile patriarca della famiglia dei Salina, arriva la notizia dello sbarco dei Mille. La “rivoluzione” rappresenta per i Salina e tutto l’ambiente aristocratico siciliano una sventura, ci si appresta ad allontanarsi dai centri abitati prima dell’arrivo dei ribelli, don Fabrizio e i suoi si trasferiscono nella residenza estiva di Donnafugata.Su questo sfondo Visconti fa emergere il ritratto di don Fabrizio, aristocratico nell’animo, prima ancora che nei titoli nobiliari, nonostante le sue debolezze (i furtivi, ma noti a tutti, incontri amorosi a Palermo), il rapporto molto particolare, di evidente superiorità, con la moglie e i figli, le piccole manie e le preferenze all’interno della grande famiglia. Ed una di queste preferenze, la più grande, è per il nipote Tancredi, tanto che, pur disapprovandolo, arriva a sostenerlo economicamente quando il giovane decide di unirsi ai garibaldini. Con la vittoria dei “piemontesi” prendono corpo le aspirazioni della borghesia, tradizionalmente sdegnata dalla classe a cui i Salina appartengono; inizia progressivamente quel trasformismo nella società per cui coloro che prima erano ribelli, avendo vinto, sono adesso accettati, e mentre la borghesia, i nuovi ricchi in ascesa, tentano goffamente di imitare gli atteggiamenti aristocratici, la nobiltà scende con loro a patti, forte del famoso principio secondo il quale “bisogna che tutto cambi affinché tutto resti come prima”. Tipico rappresentante della classe in ascesa, volgare e trafficona sebbene non priva di qualche pregio, è don Calogero Sedara, che fiutati i tempi nuovi ed avendo a disposizione una certa quantità di beni, si getta sotto le bandiere dei nuovi partiti politici. La famiglia dei Salina e quella dei Sedara ben presto si imparenteranno, quando Fabrizio, mandando peraltro in frantumi i sogni d’amore di sua figlia Concetta, accetterà che Tancredi sposi Angelica, la bella figlia di Don Calogero. Un consenso che appare scandaloso ai più, dai rappresentanti delle classi più alte ai mezzadri dei Salina, così orgogliosi di essere al servizio quanto sprezzanti dell’arroganza di don Calogero e dei suoi pari; ma i due si amano, sono giovani, belli e il futuro che Fabrizio si augura per il nipote prediletto ha bisogno del denaro dei Sedara, molto più utile, adesso, dei titoli dei Salina.Perché tutto “resti come prima” Fabrizio arriva a votare a favore dell’annessione al Regno d’Italia, rifiutando però la carica di senatore che il nuovo governo gli offre in ossequio alla sua correttezza e alla stima che egli gode tra la gente, rendendosi solo parzialmente conto che questi suoi atti mineranno alla base l’impianto sul quale si fondano secoli di tradizione aristocratica e quindi la stessa sopravvivenza della sua dinastia. I tempi che cambiano e la contemplazione di tale passaggio pervade l’intero film e diventa protagonista nella lunga sequenza finale del ballo in casa Pantaleone, misto di sfarzo e decadenza, dove differenti classi sociali, differenti ambizioni e aspettative si mescolano sotto gli occhi di un sempre più malinconico don Fabrizio, solo parzialmente consolato dalla gioia e dalla positività che Tancredi e Angelica, con i loro sorrisi e il loro affetto, sembrano emanare.” (Da: Gaetano Tramontana, Invito al cinema di Luchino Visconti. Milano: Mursia, 2003. 91-92.)
“Giuseppe Tomasi di Lampedusa’s novel The Leopard had a hard time finding a publisher but was well known by the time Luchino Visconti began to work on his film of the same name. The book appeared in Italy in 1958 and was subsequently translated into many langugaes…Gradually, the fortunes of the two works became entwined on each other in two different mediums, rather than the source of a film or the adaptation of a novel. Many have remarked the affinities between Lampedusa and Visconti, with their aristocratic interest in fading splendor and dying worlds, and there is no doubt that the film is intimately faithful to the spirit of the novel –even when it shifts time lines and details of dialogue and insert a whole battle sequence. A movie audience, Visconti said in an interview, needs to see Garibaldi’s men fighting the soldiers of the Bourbon government in the streets of Palermo, and to see Tancredi Falconeri (Alain Delon), the nephew of the Prince of Salina (Burt Lancaster) fighting alongside the revolutionaries, in order to perceive what is at stake: ‘the disruptive power of the historical conjuncture and the real risk Tancredi is running,’ as the old order is overturned and a new Italy is born. Both novel and film are ironic, elgiac, stately, and dedicated to a luxurious mourning for a lost past. But the loss and the past are different in each case, and the film is a god deal more political –more political than the novel, and more political than it may look at first sight… Burt Lancaster brings to the role of the princean extraordianry physical presence but also a remarkable sense of the difficulty growing old and losing political prestige –his graceful waltz with Angelica (Claudia Cardinale) in the film’s fabulous ball scene, tenderly photographed by Giuseppe Rotunno, is the last dance of a whole social order…” (From: Michel Wood, comment accompanying Criterion Collection DVD.)
HERE IS THE FLYER OF LA NOTTE DI SAN LORENZO:
La Notte di San Lorenzo. (Italia 1982). Regia: Paolo e Vittorio Taviani. Soggetto e sceneggiatura: P. e V. Taviani e Tonino Guerra. Fotografia. Franco Di Giacomo. Musica: Nicola Piovani. Produzione: RAI/Ager Cinematografica. Gran premio speciale della giuria al Festival di Cannes David di Donatello 1982-83.
Toscana, 1944. Nel paese di San Miniato, la popolazione è atterrita poiché i tedeschi hanno annunciato di aver minato tutte le abitazioni. Alcuni cittadini si sono rifugiati nei sotterranei di un edificio patrizio, dove decidono il da farsi. I tedeschi hanno convinto il vescovo a raccogliere la gente nella cattedrale, promettendo che verrà risparmiata. Una parte della popolazione accetta l’invito del vescovo; un’altra, invece, capeggiata dal contadino Galvano (Omero Antonutti), fugge per i campi,dirigendosi verso le truppe americane in arrivo. La cattedrale viene fatta saltare, provocando una strage. Il gruppo capeggiato da Galvano riesce invece a salvarsi e raggiunge i soldati alleati.
(G. Rondolino. Storia del Cinema. Dizionario dei Film. Torino: UTET, 1996)
“Una fiaba per raccontare la guerra. Ora madre di un bambino, Cecilia rievoca - per il figlio da addormentare - un episodio della ritirata tedesca dalla Toscana sotto l’incalzare della V Armata alleata. In tal modo, anche la guerra acquista i colori della fiaba, dove si può parlare degli omerici achei e immaginare che il più fellone dei fascisti cada trafitto dalle lance greche. Cecilia allora aveva sei anni e fu con i suoi occhi di bambina che registrò, e trasfigurò, l’orrore. Dall’immaginario borgo di San Martino (in realtà, San Miniato nel pisano: la storia è per i fratelli Taviani autobiografica) fuggono gli abitanti. Non tutti, però, perché i tedeschi assicurano che a quanti si rifugeranno in chiesa non accadrà nulla. Invece, la fanno saltare in aria, e nella carneficina morirà anche la moglie incinta di uno dei fuggiaschi. I quali si aggirano lungo la linea del fronte, si uniscono a un gruppo di partigiani (che aiutano nella mietitura del grano) e sono coinvolti in una scaramuccia sanguinosa con un gruppo di fascisti. Riparano alla fine in un cascinale dove trascorrano la notte e dove il fattore Galvano, che ha guidato gli sbandati, potrà finalmente unirsi -ora che sono entrambi anziani- a quella signora Concetta di cui era stato invano innamorato. La fiaba termina all’alba, con l’annuncio che stanno arrivando gli americani. Piove col sole, tutti tornano a San Martino. Solo Galvano, ripensando alla sua notte d’amore, resta seduto sotto l’acqua. Omero Antonutti (Galvano) e Margarita Lozano (Concetta) sono attorniati da attori improvvisati ed esordienti, e formano con loro un gruppo omogeneo. La delicatezza della immaginazione infantile e le brutalità della guerra si mischiano senza stridere, quasi naturalmente.”
(Fernaldo Di Giammatteo, Cento grandi film)
In Tuscan lore, the evening of August 10th is la notte di San Lorenzo (the night of the shooting stars). Each of these stars is believed to grant one wish. In this celebrated film by Italy's Taviani brothers, a woman asks for the words to tell her son about that same night during the last days of World War II. The Nazis occupied Italy and the fascists had mined her small Tuscan village of San Martino. Skeptical of the fascists'
promise that all peasants will be safe in San Martino's cathedral, a group of villagers opt to leave and search for the Italian partisans and advancing American forces. Among those to depart is the woman, then only six years old. La Notte di San Lorenzo is the story of the villagers' remarkable exodus, the fate of those left behind, and the partisan struggle against fascism -- lyrically intertwined with their thoughts, loves, fears, and memories, as well as the fantasies of a young girl experiencing the tragedy she perceives to be her greatest adventure.”
(Aubry Anne D'Arminio, All Movie Guide)
“On the Night of San Lorenzo, the night of falling stars when wishes come true, a woman recalls for her loved one another such night long ago, when a group of peasants fled the Nazis through the Tuscan countryside and exploding shells shot through the sky instead of stars. The Taviani brothers have transformed this story from their own childhood into a collective epic handed down orally through the decades, but wildly embellished in the re-telling. It's at once more ambitious in its sweep and more Utopian than their previous Padre Padrone, more romantic in its desire to recapture a lost, breathless intensity of experience.”
(Sjo, Time Out Film Guide 13)
“This is the night of San Lorenzo, my love, and the stars are going to fall. We Tuscans say that every star that falls grant a wish. Wait, don’t sleep. You know what I wish tonight? To succeed in finding the words to tell you of another night of San Lorenzo of many years ago.
This proemial promise is rich with interpretative possibilities for Night of the Shooting Stars in its suggestion of regional rootedness and fidelity to the customs and longings of the folk. Not only does the superstition implicit in the proem suggest the cultural convergence of Christianity (embodied in the allusion to the martyred saint) and paganism, bit it also invokes the image of a unified cosmos in which human desire is seconded by supernal forces. This primitive world view makes no distinction between pre-Christian and Christian thought, or between the natural, human, and celestial spheres, and it is a far cry from the positivist historical outlook that governs most treatments of the subject matter of Night of the Shooting Stars. By grounding their film in Tuscan Folklore, the Tavianis are calling into serious question the objective claims of World War II histories and, by extension, the documentary pretensions of their cinematic record.
Set in the town of San Martino (a pseudonym for the Tavianis’ own San Miniato), Night of the Shooting Stars tells of Nazi atrocity and surrounding events which terminate in the Allied liberation of the area. As the story opens, the Nazis have minde houses throughout the town and have warned the citizens to gather in the local cathedral if they are to escape destruction. A peasant, Galvano Galvani, mistrusting Nazi asurances of safety, opts to leave the town in search of the American liberation army. When he invites sympathizers to follow, the townspeople are divided in half as one faction prepares for flight while the other withdraws to the cathedral. Galvano’s group is soon joined by Corrado and the very pregnant Bellindia, who have celebrated a belated wedding just hour before. Once two of the number are discovered by the Nazy-Fascist and killed, a portion of the group decides to return to San Martino; among them Bellindia and her mother. The Nazis betray their promise and mine the cathedral, whose occupants are either maimed or, in Bellinda’s case, killed. Those who stay with Galvano undertake a journey that ends in bloody combat between partisans and Black Shirts in a wheatfield near the banks of the Arno. The survivors spend that night, the night of san Lorenzo, in the hilltop town of Sant’Angelo where they are greeted with the news of the Allied liberation the next morning.”
(M. Marcus. Italian Film in the Light of Neorealism. Princeton University Press, 1986.)
HERE IS THE FLYER OF: LE MANI SULLA CITTA'
HANDS OVER THE CITY
by Francesco Rosi
Italy, 1963. 100 minutes, Italian with English Subtitles.
Day: Wednesday, February 14
Time: 7:00 pm
Place: VVR, 2nd Floor MLB
Rod Steiger is ferocious as a scheming land developer in Francesco Rosi's Hands over the City, a blistering work of social realism and the winner of the 1963 Venice Film Festival Golden Lion. This expose of the politically driven real-estate speculation that has devastated Naples's civilian landscape moves breathlessly from a cataclysmic building collapse to the backroom negotiations of civic leaders vying for power in a city council election, laying bare the inner workings of corruption with passion and outrage. (From The Criterion Collection presentation)
In a decaying quarter of Naples, a high rise building collapses due to the next-door demolition works, causing deaths and injuries. The man responsible for the disaster, construction magnate Edoardo Nottola, is involved in an inquiry which results in no judicial consequences for him personally, but inevitably compromises his position with the party of the Right for which he is city councillor. His comrades abandon him and his name is withdrawn from the election list, but Nottola, inflexible and arrogant, draws on all his resources and, with the aid of a number of corrupt councillors, becomes the front candidate for the Centre. Only the opposition of the Left seems capable of impeding the rise to power of the construction magnate: a group led by councillor De Vita which, after careful investigations, brings to light the involvement of Nottola and his followers in a construction contract of great economic and political value. In the meantime, the quarter affected by the disaster is hit by an eviction notice which provokes a tenants revolt, resulting in hard fought battles with the police. Despite the discontent of the people, the disorders due to the downfall of the political majority and the tenacious resistance of his opponents, Nottola wins the seat of secretary for construction in the local administration, provoking a deep split also in the party of the Right. The latter, with its most compromised representatives, will finally return to supporting Nottola in order to promote its own interests.
(From: http://www.italica.rai.it)
L’imprenditore Nottola (R.Steiger), consigliere comunale della giunta municipale di Napoli, si è arricchito grazie alla speculazione edilizia e alla costruzione di case a buon mercato. Fino a quel momento appoggiato dalle forze di destra, all’approssimarsi di nuove elezioni, per avere un maggior margine di sicurezza, egli cerca anche il sostegno dei partiti di centro. Quando un vecchio palazzo, confinante con una nuova costruzione dell’imprenditore, crolla per insufficienti puntelli, causando la morte di varie persone, scoppia uno scandalo. Nonostante l’opposizione delle forze di sinistra, Nottola verrà rieletto assessore all’edilizia, continuando così a costruire con i suoi soliti sistemi.
(Gianni Rondolino, Storia del Cinema. Dizionario dei Film, Torino: Utet, 1996.)
Quando giunge sugli schermi veneziani il film di Francesco Rosi Le mani sulla città si parlò di un’opera di “denuncia”; il regista napoletano infatti con veemenza lanciava il proprio j’accuse contro la speculazione che nasceva in un’Italia dove, grazie al Piano Marshall, si era dato inizio alla ricostruzione. La fase del cosiddetto boom economico, che segnò un ulteriore sviluppo, diede forte incremento all’imprenditoria privata e ai cosiddetti “palazzinari” che operavano nelle grandi città con l’appoggio delle giunte comunali, di politici corrotti, disposti ad accettare la corruzione come merce di scambio. Le mani sulla città di Napoli, sul suo cuore malato (la città storica) e sulla grande periferia in via di costruzione sono quelle di Nottola, un palazzinaro privo di scrupoli, pronto a tutto pur di costruire in un’area marginale, priva di servizi e di collegmaenti con il centro abitato. Il film si apre con il crollo di un alto caseggiato che testimonia lo stretto legame instauratosi tra il principio di speculazione e i processi effettivi di esecuzione del lavoro.
Il film fu il primo attacco frontale al potere demoscristiano che in quel periodo storico (siamo nella metà degli anni Sessanta) imperversava in ogni settore della società civile, ma rappresentò altresì un modello filmico a cui fare riferimento per quel cinema “progressista” che avrebbe conosciuto nel corso degli ani Settanta il massimo sviluppo “autoriale”. Non è forse un caso che nel cineforum improvvisato da Peppino Impastato si proietti proprio il film di Rosi, ormai entrato di forza nell’immaginario collettivo.
“Il mio film -scrive il regista- è un dibattito di morali. Nel modo di vedere, di annotare, di ricostruire, di giudicare la realtà, compio un atto politico”. Tuttavia Rosi, sensibile alla lezione dell’hard boiled americano degli anni Cinquanta, con i suoi personaggi rudi e un po’ schematici, compie un passo indietro rispetto al film Salvatore Giuliano. Inoltre l’uso di una struttura dialettica contrappositiva (da una parte Nottola con il suo carico inquietante di arroganza, dall’altra il consigliere comunale comunista, idealista e pragmatico al tempo stesso) rischia di limitare il ruolo del “male” ad un solo personaggio in quanto il “caso Nottola” è solo la spia di un malessere che ha investito un intero sistema...
(Maurizio Fantoni Minnella. Non Riconciliati. Politica e società nel cinema italiano dal neorealismo a oggi. Torino: Utet, 2004
HERE IS THE FLYER OF: PANE E CIOCCOLATA
Pane e cioccolata
BREAD AND CHOCOLATE
Italy, 1973.
110 min. Italian with English Subtitles
Day: Wednesday, February 21
Time: 7:00 pm
Place: VVR, 2nd Floor MLB
The film is a prize-winning, bittersweet comedy about an Italian immigrant worker in Switzerland. Nino goes to the land of chocolate to do better than his impoverished existence in Italy. The film becomes a satire of both the Swiss and the Italians, the former with their sense of order, propriety and property, the latter messy and with feelings of inferiority. In ways that sometimes are surreal, we get a series of hilarious happenings, often exaggerated, generally effective. In Jean Renoir's "The Rules of the Game," the poacher played by Julien Carette dreams of becoming a butler ("because of the uniform"). Here, Manfredi's ambition is to become a waiter. He does get a butlering job to a weird man, but it does not last long. After this it's one damn thing after another. The film is built on energetically directed gut humor at the service of social protest. Yet, cleverly, the hero/anti-hero is not simplified as the smart and/or able man victimized by society. A flawed, not-quite-grown up though likable character, Nino himself is also responsible for his travails. In episode after episode his Italianness is comically as well as touchingly contrasted with the surrounding Helvetics. If the title's Chocolate stands for a land of plenty, Bread refers to basic necessities, like those in the Roman expression "bread and circus games." We get plenty of the latter in this movie, in the shape of the misadventures of shiftless Nino. Writer-director Brusati was a familiar figure in the Italian film scene, yet had to wait until this movie to achieve fame abroad. His next international success, though not on a par with "Bread and Chocolate”‘s, was "To Forget Venice."
(Edwin Jahiel)
Nino Garofalo è un italiano emigrato in Svizzera, dove lavora come cameriere stagionale in un rinomato ristorante. Un giorno il padrone lo convoca in ufficio: ad attenderlo un commissario di polizia con una foto che lo ritrae mentre orina su un muretto del parco. La conseguente denuncia per atti osceni comporta il licenziamento, la perdita del permesso di soggiorno e l'espulsione. Nino si fa ospitare dalla sua bella vicina di casa, una profuga politica greca (fuggita dalla dittatura dei colonnelli), poi va a cercare un italiano facoltoso, cliente del ristorante, che l'ha preso in simpatia. L'uomo lo assume come cameriere personale e lo convince ad affidargli i risparmi per investirli. Dopo qualche giorno il suo padrone muore suicida e Nino scopre da un giornale che era un noto industriale che ha fatto un crack miliardario; con lui si sono volatilizzati anche i suoi risparmi. Giovanni ormai è un clandestino, ma non si dà per vinto: trova ospitalità temporanea da un amico che alloggia nella baraccopoli del cantiere, lavora in pollaio con altri connazionali, abbruttiti da un lavoro degradante. Stanco di umiliazioni Nino si tinge i capelli di biondo, veste l’abito migliore e, fingendo di essere svizzero, va in un bar affollato di tifosi svizzeri a vedere la partita Italia - Svizzera. Inizialmente si unisce alle voci di scherno contro l'Italia ma quando gli Azzurri segnano e vanno in vantaggio esplode in un urlo liberatore che lascia tutti allibiti. Litiga con alcuni avventori, si ferisce infrangendo una specchiera con una capocciata e infine e’ buttato fuori dal locale. Espulso dalla Svizzera con il foglio di via, viene accompagnato alla stazione da un poliziotto. Ad attenderlo c'è Elena con il prezioso permesso di soggiorno che gli ha fatto ottenere. Giovanni ormai stanco e disilluso ringrazia e rifiuta, sale sul treno carico di italiani e parte. Il convoglio entra in una galleria e dall’imboccatura spunta Giovanni con la sua valigia di cartone. Ha scelto di rimanere.
(http://www.cinematusei.it/paneecioccolata.html)
Another suggestion would be showing films by Ermanno Olmi (Il Posto or I Fidanzati), capturing Italy during its Economic Boom (Boom Economico) of early 60's.
La notte di san Lorenzo was a pretty good movie. It was very interesting to see the Italian perspective of World War II. Up until now the only views of the war I have seen were the United States and the British. I really thought the plot of the movie was well thought out and filmed very well.
I wasn’t surprised that the fascist blew up the church when most of the town’s people were in it. It was fairly obvious that that was going to happen, but it still was really sad because there were women and children in there.
Sometimes I was really confused about what was happening in the movie. There was one scene in particular that confused me. It was the one when the girl got shot while running to look for the Americans and dreamed that she was seeing Italians from Brooklyn. I wasn’t sure what happened, how she died, or who killed her.
The best scene in the move was when the main characters and the fascists fought in the wheat field. It was a climatic battle that showed the true suffering of war. The only problem I had about this was the lack of realism. They didn’t even try to make it look real when people got shot.
Overall the movie was fairly good, if they had made the movie to look a bit more realistic it would have made the movie much better. But the strength of the character development and overall plot made this movie very interesting.
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